Note di regia: Le Baccanti

Le Baccanti di Euripide è un progetto teatrale entusiasmante che pone particolare attenzione alla dimensione rituale, simbolica e drammatica del Teatro. Il coro delle Baccanti è centrale nella rappresentazione. E’ un coro misterico, esoterico, travolgente, di grande impatto visivo. Il mistero e la potenza del culto dionisiaco si dispiega nelle voci e negli stati emotivi di tutte le attrici, che devono apparire quasi in trance. Movimenti coreografici, maschere e gestualità sottolineano il contrasto tra razionalità, istinto e possessione: questo è uno scontro catastrofico tra un dio e un uomo. Dioniso rappresenta la forza primigenia, è simbolo dell’irrazionale, del caos e della distruzione che si oppone all’ordine. La prima domanda: dov’è Dioniso oggi? Dove si cela? Da circa 25 anni continuo instancabilmente il lavoro sulla vocalità e sul suono nelle sue più diverse forme, in stretta collaborazione con il Dottor Marco Podda, medico foniatra, direttore d’orchestra e compositore. Questo lavoro passa da tecniche foniatriche sofisticate, dall’analisi e riproduzione di canti etnici del mondo, dalle tecniche riabilitative e rieducative del linguaggio, dallo studio dell’espressione sonora nel periodo prenatale, nel parto e nei primi anni di vita, dall’analisi dei suoni prodotti nelle sedute di trance regressiva e nelle danze tribali, dall’indagine sugli effetti delle frequenze sonore sul cervello umano (Psicoacustica). Nel nostro spettacolo si è mirato ad un lavoro sul suono estremo, perturbante, utilizzando suoni privatissimi, poco utilizzati nel quotidiano ed altamente significanti, suoni di false corde, falsetti estremi, stimbrati, sgranati e vocalità ipercinetiche non usuali. Si è tentato quindi di utilizzare il mezzo vocale in modo non convenzionale, non solamente al servizio del linguaggio (soprattutto nei cori). Ma attenzione però: penso ad una recitazione non stilistica, senza elementi esibiti o innaturali. Questo lavoro sul suono non è fine a stesso, non ha intenti dimostrativi, anzi è celato all’interno della struttura linguistica. Penso ad una recitazione senza tracce di elementi borghesi: le parole di Euripide sono radicate nel corpo e celate nella “macchina attoriale” più antica. Gli stati emotivi sono soprattutto stati vocali e fisici. La caduta di Penteo è il fallimento del logos (ragione) contro il potere dell’istinto e del divino. Nella mia messinscena miro a creare un’atmosfera immersiva: il pubblico viene trasportato in un mondo arcaico e misterioso. Lo spettacolo, in questo senso, è un viaggio sia emozionale sia intellettuale, e lascia allo spettatore una sensazione di inquietudine e meraviglia di fronte alla potenza del mito e della tragedia. L’obiettivo è creare un’esperienza che risuoni nella contemporaneità, evocando Dioniso come forza primordiale che trascende il tempo. I membri del coro agiscono come in un perpetuo stato di trance, come i personaggi di “Cuore di Vetro” di Werner Herzog. La loro comunicazione trascende dunque il linguaggio verbale e rivela emozioni profonde attraverso vocalità e fisicità. L’emotività è considerata il veicolo fondamentale per raggiungere la catarsi e rendere fruibile il tragico. Gli attori lavorano su temperature emotive elevate, compromettendo corpo e voce per generare stati perturbanti. Il testo di Euripide è radicato nel corpo degli attori, che ne ricreano i meccanismi emotivi senza sovrapporre elementi stilistici o artificiosi. Lo spettacolo evita soluzioni visive spettacolari o avanguardistiche, preferendo un’estetica lineare che pone l’attenzione sul testo e sull’interpretazione attoriale. Ogni scelta scenica e sonora è radicata nel testo di Euripide, evitando sovrapposizioni arbitrarie o intellettualistiche. Miro ad una forma teatrale che si opponga al compiacimento stilistico degli anni ’70 e ’80 e alle idee performative tanto in voga ai nostri giorni, optando invece per una ricerca intima, celata, che restituisca autenticità alla recitazione. L’obiettivo è ricostruire un teatro di interpreti, in cui il testo classico venga indagato e reinterpretato con umiltà e rispetto. Tutto ciò che vedrete dunque, parte dal testo e ritorna al testo, passando per una percezione visiva e sonora contemporanea. Non troverete sovrapposizioni intellettualistiche, esibizioni tecnologiche o meravigliose “idee del regista”. Il vero regista qui è l’autore e il suo mondo visionario e meraviglioso. Abbiamo deciso di creare uno spettacolo complesso, perturbante ed emozionante partendo da Euripide e ritornando ad Euripide. Terribile cosa è l’uomo. Ancor più terribile il mondo degli dei. Un grande maestro diceva che i testi antichi sono come segnali provenienti da stelle luminose ormai scomparse. Attualizzare questi testi e cercare a tutti i costi un rapporto diretto è come chiudere gli occhi sulla nostra contemporaneità. In questo momento di perdita di valori e di ideali, di degradazione e superficialità assoluta, di mancanza di dei e Titani, di incolmabile tracotanza umana, è assolutamente necessario confrontarsi con la parola antica, tentare di decifrare il riverbero luminoso proveniente da quelle stelle ormai scomparse, fermarsi sul ciglio della voragine, attendere, guardare la luce e riflettere sui nostri destini futuri. Per un istante. Solo per un istante.
Daniele Salvo